Una sinfonia di condivisione: il Concerto d’inverno dell’Orchestra dell’Università di Pisa
- by Redazione Radioeco
- February 12, 2023
L’Orchestra dell’Università di Pisa, fondata nell’Anno Accademico 2010/11 ed aperta a studenti, professori e personale dell’Ateneo, oltre che a studenti stranieri in scambio, è un luogo nato per la condivisione e l’apprendimento della musica anche in un ambiente diverso dai Conservatori. È attualmente diretta dal Maestro Manfred Giampietro, diplomato in clarinetto al “Mascagni” di Livorno e in composizione al “Boccherini” di Lucca.
Mercoledì sera, 8 febbraio 2023, si è tenuto al Teatro Verdi di Pisa il loro Concerto d’inverno: scopriamo che cosa ci ha riservato la serata.
Pre-concerto
Eccoci: il velluto delle tende ci accoglie in platea, l’odore un po’ polveroso del teatro, caro e consueto, ci invade. E, una volta che il pubblico si è sistemato ai propri posti, tanto sui palchi quanto nel parterre, regalando il sold out, si spengono le luci in sala. Si compie la prima magia: da dietro le quinte giunge l’armonia degli strumenti che si accordano, scandita dal chiacchiericcio accomodante ancora presente in sala. Giri di corde degli archi, scale di flauti: i musicisti entrano in scena.
È così bello vedere questo insieme di giovani e di adulti che si posiziona sul palco, rigorosamente nell’area di competenza riservata al proprio strumento, di fronte ai leggii su cui stanno, già ben sistemati, gli spartiti dei brani che stanno per essere eseguiti. Che aria di famiglia emana l’unione di queste persone dall’età tanto diversa, eppure unite dalla musica!
W.A. Mozart, Ouverture K.527, dal Don Giovanni
All’arrivo del direttore, il primo pezzo suonato dall’orchestra è l’Ouverture K.527 del Don Giovanni di Mozart, ed è decisamente un’ottima scelta per debuttare e incorniciare così quello che sarà il brano forte, protagonista della serata: la Sinfonia n.3 di Beethoven.
L’incipit dell’Ouverture è energico e cupo (non a caso questo Andante con moto ricorrerà nell’inquietante, e cruciale, episodio del “Convitato di pietra”). Ma abbiamo anche tinte decisamente più serene e talvolta leggere con le rapide note ribattute dei violini e il canto dei flauti e degli oboi. Le emozioni più forti si sentono quanto l’orchestra al completo va rapida al finale – ed è ouverture.
L. van Beethoven, Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore, op. 55, detta ‘Eroica,
L’esecuzione integrale della Sinfonia ‘Eroica, di Beethoven si inserisce in un progetto di ampio respiro avviato dall’Orchestra dell’Università: lo studio dell’intero arco sinfonico del compositore tedesco – certamente un intento ambiziosissimo da parte di un’orchestra non professionista. Eppure, un intento che fa loro molto onore, e compito che, di sicuro in questo concerto, i musicisti assolvono egregiamente (ricordiamo, d’altronde, che l’Orchestra ha partecipato a importanti manifestazioni, tra cui l’European Student Orchestra Festival d Strasburgo).
Nell’Allegro con brio, è la coordinazione tra i musicisti a colpire fin da subito: tra le arcate simultanee e i gesti del direttore, lo splendore della totalità si dispiega nell’energia iniziale e si alterna a momenti di malinconia o semplicemente lirici. In un movimento che riserva continue sorprese, è certamente da sottolineare la difficoltà tecnica dei momenti più impegnativi, soprattutto nel finale.
Il secondo movimento, Marcia Funebre: Adagio assai, si apre a una tristezza profonda con un canto di oboe e clarinetto da brividi. Eppure, si tratta di tristezza quasi sollevata, di certo solenne e meno cupa di quanto ci si potrebbe aspettare. Che piacere poter notare i movimenti dei musicisti e osservare anche i loro volti, nel brano più provante a livello emotivo! C’è poi il momento in cui si va in maggiore: si intravede una luce di speranza attraverso il canto del flauto. C’è un momento di energia inaspettata, ma alla fine tutto ritorna all’inizio e si decresce lentamente fino al sotto voce conclusivo.
Scherzo: Allegro vivace. È già tempo di scherzo – e tutti sono intenti in un pezzo di certo più sereno, quasi giocoso. Quanto vorremmo danzare con loro per la platea del teatro seguendo gli archetti, le ance dei fiati! Sembra che tutti stiano celebrando in questo movimento nettamente più breve degli altri; la chiusa è vorticosa e grandiosa.
E siamo già al Finale: Allegro molto. L’incipit è iconico: vietato non emozionarsi. C’è un canto al contempo energico e struggente, su queste note ci si perde nelle volte del Teatro Verdi, nel candelabro del soffitto, negli intarsi dei palchi… Eppure, anche qui tutto si raccoglie ed emergono oboi, clarinetti e fagotti, quasi un’incarnazione di gloria: è tutto sereno celebrante ma in modo commosso, c’è una drammaticità che tocca nell’animo. Nell’osservare i volti dell’orchestra, assorti come sono nella musica, neanche ci rendiamo conto della conclusione: il concerto è veramente volato!
Bis: post-concerto
Il direttore fa alzare i suoi ragazzi, divisi per area, per l’inchino, ed esce dalle quinte: ma gli applausi sono chiari (e numerosi!) e chiamano il bis. Così, ci risuonano l’Ouverture di Mozart, e il risultato è ancora più coeso che nell’esordio: si sente che hanno avuto modo di scaldarsi e che hanno acquisito sicurezza nel corso del concerto. Per quanto il pubblico continui a chiamare, dobbiamo arrenderci all’evidenza, e constatare che il concerto è finito.
Così si esce dal teatro, e noi di RadioEco cerchiamo di intercettare dei gruppi di studenti per conoscere le loro opinioni. Nonostante il freddo glaciale all’esterno, diversi ragazzi hanno voglia di fermarsi a chiacchierare nel foyer del teatro. Appaiono tutti soddisfatti del concerto, alcuni di loro sono musicisti che sono venuti a teatro per amore della musica, altri invece hanno amici in orchestra. Per molti era la prima volta che sentivano l’Orchestra dell’Università!
Un concerto di alta qualità, dunque, quello tenutosi l’altra sera al Teatro Verdi, ma soprattutto un’occasione grazie a cui altri giovani dell’Ateneo pisano hanno potuto conoscere l’Orchestra: una vera e propria sinfonia di condivisione, non solo tra i musicisti stessi che quelle sinfonie stanno studiando, ma soprattutto tra esecutori e pubblico, tra noi e loro.
Arrivederci quindi al prossimo concerto!
Autrice: Micol Defrancisci
Classe 2001, studio Scienze dei beni culturali all’UniPi per diventare un’archeologa. Sono una grande amante della musica, da suonare tanto quanto da ascoltare. Mi sono aggiunta quest’anno a Radio Eco, dove conduco, insieme ai miei compagni d’avventura, un programma che parla – indovinate un po’! – di musica: Tempo di musica.
Mi trovate su IG: micol_defrancisci